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L’Atlas Mountain Race non è solo una gara, è un’avventura ai limiti: una corsa in autosufficienza di 1200 km da Marrakech ad Agadir sulla costa atlantica passando per i sentieri sterrati dell’Atlante. Un dislivello di 23 mila metri che fa venire le allucinazioni anche ai più forti. E’ questa la nuova sfida di Gianluca Scafuro. Ormai in partenza domani da Roma, partenza programmata alle 9 di mattina del 1 ottobre. Fra vette, deserti incandescenti e oasi. Pedalando giorno e notte. Per giorni interi. Il percorso si snoda attraverso i remoti paesaggi montani delle montagne dell’Atlante e dell’Anti-Atlante.
«La gara – ci racconta Gianluca – si svolge essenzialmente su strade sterrate. Il percorso e’ duro, remoto e bellissimo. A volte ci saranno grandi distanze tra i punti di rifornimento, troveremo lungo il percorso tre checkpoint in cui guadagneremo il timbro sulla brevet card. Al traguardo nessun premio, solo una birra gelata di ricompensa. Cosa mi ha spinto a iscrivermi? Ho partecipato alla Silk Road Mountain Race l’anno scorso e le sensazioni provate sono state indescrivibili, vivere gli incredibili paesaggi dell’Atlante marocchino così come il calore e l’ospitalità della sua gente sarà sicuramente un’esperienza che mi lascerà un’impressione indelebile come successo in Kyrgyzstan.»
Come ti sei preparato per affrontare questa sfida?
«E’ stata una preparazione piu’ mirata rispetto all’anno scorso anche con l’aiuto di Weider Italia che mi ha fornito il supporto necessario con i loro prodotti specifici per alimentarsi in condizioni estreme. Non ho esagerato con i km, ma ho sfruttato il fatto che organizzando la Fiorino Mud, evento gravel in Toscana, che si e’ svolta il 24 settembre, c’era da controllare e revisionare la traccia del percorso piu’ volte. Mi e’ stata molto utile, tracciato impegnativo, molto fuoristrada, con molto dislivello, affrontato con le alte temperature di luglio e agosto simili a quelle che ritrovero’ in Marocco tra qualche giorno. Affrontero’ l’Atlas con lo stesso mezzo, una MTB Santa Cruz Blur, con la quale ho partecipato in coppia con Thomas Daddi alla Cape Epic quest’anno, messa a disposizione dal Puntala Camp & Resort che con il loro Punta Ala Trail Center hanno grande esperienza del fuoristrada»
A proposito, che condizioni troverai durante il percorso?
«Forse non estreme come in Kyrgyzstan ma la difficolta’ sara’ la fatica generale, l’assenza di riposo e non il caldo o freddo estremo. Come detto portero’ con me una selezione dei migliori prodotti di Weider Italia per l’alimentazione e per quanto riguarda l’abbigliamento saro’ supportato dalla qualita’ dei materiali con cui l’azienda toscana Pissei ha confezionato un bellissimo kit progettato e realizzato appositamente per quest’avventura.»
Secondo te perché la gente è sempre più attratta da ultracycling e dalle avventure in bicicletta?
«Penso che come società, soprattutto in occidente, abbiamo ormai raggiunto un livello di comfort così alto che spesso ti senti annoiato dal quotidiano. Le scelte che ogni giorno una persona deve prendere possono essere molto complesse ma anche molto prevedibili. Quando ti iscrivi a una gara come l’Atlas o partecipi ad una avventura come puo’ essere la Fiorino Mud, rinunci a qualsiasi tipo di comfort e hai la possibilità di vedere dove sono i tuoi limiti. Scopri cosi’ anche la parte più reale della vita, dove ci sono pochissime scelte da fare e un obiettivo dove concentrare tutte le tue energie. E per di più, non puoi prevedere cosa accadrà. È proprio l’esatto contrario della routine quotidiana da cui molte persone cercano di fuggire perché hanno bisogno di sentirsi vivi.»
Come potremo seguirti durante la tua avventura?
«Queste avventure estreme sono estreme anche per chi le segue, l’unico modo per sapere dove saro’ e’ seguire il puntino della geolocalizzazione che potrete vedere sul sito del mio team, WWW.CYKELN.IT dove troverete la mappa. Saro’ il numero 42 che per puro caso e’ anche la mia eta’!»
In culo alla balena Capitano!